Quando sei in aeroporto stai andando da qualche parte e, a meno che non siano vacanze, stai muovendoti per fare qualcosa. Anche se questo qualcosa può' cambiare la tua vita, non e' molto diverso dalle cose che fai ogni giorno; ma l'attesa del volo, il controllo documenti, le procedure di sicurezza e la molteplicità' di persone che ti trovi attorno danno al viaggio un'aura magica il cui fascino sfuggente ancora mi affascina ed attrae, spingendomi ogni volta a scegliere una nuova destinazione. Ancora una volta quindi, in attesa al cancello d'imbarco del volo per Londra, osservo le persone attorno a me, mi soffermo su quelle piccole enormi peculiarità' che caratterizzano razze e culture differenti, e, soprattutto, rifletto sulla mia vita.
L'anno alla London School of Economics e' svanito. L'incommensurabile valore educativo che l'esperienza inglese fornisce va riconosciuto. Dall'attenzione al dettaglio alle capacita' relazionali, viene insegnato allo studente come potersi valorizzare (o 'vendere', seguendo il vocabolario dei sinonimi e contrari della regina) al meglio. Insomma, il bilancio dell'anno e' nettamente positivo. Ma tra le voci in passivo se ne trovano varie che e' di dovere sottolineare - disse colui il quale, oppresso da sfide che sembrano insormontabili, decide di tornare in patria a lenirsi le ferite e, per sentirsi meno nella posizione dello sconfitto, depreca usi, costumi e modalita' di una cultura che gli ha dato molto filo da torcere. Ecco, questo non vuole essere un post scritto da questo tipo di persona. Questo e' un post sull'amore per l'Italia.
Ogni volta riparto ed amo di piu' la mia terra. Ogni volta ritorno e sento che per amarla di piu' me ne devo allontanare. Vivo in questo stato di tensione perenne, una sorta di insoddisfazione positiva che ti spinge volta dopo volta a ricercare qualcosa, a metterti in discussione e a buttare in venti chili di valigia quello che potrebbe servire per una realta' ancora sconosciuta. E, bisogna confessarlo, di questi venti chili, almeno cinque sono composti da parmigiano, stravecchio, pasta, olio, salame, ragu' della nonna e parmigiana della mamma. Giusto per impersonare lo stereotipo dell'italiano emigrante. Giusto per non perdere il contatto con quella terra nella quale le mie radici sprofondano in cerca di una presa sicura, di sostanze nutrienti che possano permettere alle fronde di diramarsi, di un passato funzionale ad un'esistenza futura.
E' un continuo anelare ad un archetipo di felicita' sapendo gia' di non poter fallire. Infatti, anche se cio' accadesse, saprei di poter contare su delle radici solide che mi permetterebbero di fermarmi e velocemente ritornare ad essere felice, per poi pianificare il viaggio successivo. Perche' i sogni cessano di esistere solo quando smettiamo di perseguirli. Intanto a settembre comincio a fare l'assicuratore.
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