Wednesday, October 15, 2014

Definirsi se stessi (primo post dall'ONU)

Non e’ un errore grammaticale. Bensi’ una tappa della vita. Minchia signor tenente, sto lavorando all’ONU. Fino a ieri credevo fosse una cosa impensabile, una meta irraggiungibile, un sogno. Ed ora sono qui, a dare il mio piccolo ed imperfetto contributo per tentare di migliorare la vita di molti. ¡Al servicio de las personas y las naciones! come recita il motto della mia agenzia. Ad essere l’ultimo della carretta di una grande organizzazione che, per quanto criticabile, e’ riconosciuta come un imprescindibile pilastro della politica internazionale.



E, per chi conosce bene la mia modestia, sa che la piccola soddisfazione di estrarre il biglietto da visita con quel logo a sfondo azzurro dove una corona d’alloro bianca culla uno stilizzato planisfero a sua volta bianco rappresenti molto per me. Ma piu’ che a me, quel logo piace ad altri, perche’ permette di definirmi come “quello di UNDP” o “il giovanotto dell’ONU”. Ma io non sono quello. O almeno non sono solo quello. Io sono Simone Girardi Buosi, quello che puo’ essere stato definito a turno come il secchione della classe, il bravo ragazzo, l’hippy di Lisbona, il campagnolo dell’universita’, lo stagista dell’Ambasciata, l’avventuriero africano e chi vuole continuare si faccia avanti. Ma queste definizioni, per giuste o sbagliate che esse possano essere, mi sono state appioppate da altri.

L’uomo e’ un animale sociale, l’uomo e’ zoon politikon, e questo e’ certo. Senza interazione tra gli uomini non si sarebbe mai sviluppato il linguaggio, la scienza e la filosofia. Mai avremmo potuto riflettere e, soprattutto, mai avremmo potuto definirci (mi auguro qui di non attirare le ire di chi sovrastima l’intelligenza del proprio animale domestico). Ma l’uomo come individuo unico e finito ha bisogno di bastare a se stesso per vivere in armonia con gli altri. E deve riuscire a definirsi, mutante nel tempo, ma con nozione di cos’e’ qui ed ora per capire come interagire con il mondo che gli sta attorno ed interpretare al meglio le definizioni che gli vengono attribuite. Tutta sta pippa mentale per dire che il “chi siamo” non lo definisce il nostro lavoro, il nostro interesse o il nostro stato familiare. Noi stessi definiamo noi stessi con il congiunto di pensieri, vibrazioni, inclinazioni, decisioni ed emozioni che dipingono le mille sfaccettature, allineate e contrastanti, componenti la nostra vita. Io non mi sento delle Nazioni Unite, ma per fortuna o purtroppo lo sono.

ps: si ringrazia l'On. Catta per lo spunto di riflessione.


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