Tuesday, March 5, 2013

La grande inchiappettata... non un post sui gay!

E' arrivata l'ora dell'inchiappettata. L'aspettavo da un po': mi ero preparato psicologicamente - leggendo storie assai ciniche di cooperanti rassegnati, fisicamente - ormai ho cominciato a digerire senza problemi le pietanze locali, e professionalmente - cosi' tante sono le cose imparate in tre settimane che pensavo di poterla ovviare. Eppure mi ha preso di sorpresa, mi ha spiazzato emotivamente, mi ha fatto imprecare contro questo porco mondo. O forse non sono stato mai abbastanza cinico da prepararmi adeguatamente all'arrivo di questa consapevolezza.

Dopo un mese di permanenza in quello che e' uno dei piu' avanzati stati sub-sahariani, ovvero il Senegal, in una delle piu' belle regioni, la Casamance, e' arrivato il momento di fare un primo piccolo bilancio (peccato che qui i concetti di "bilancio" e "trasparenza" qui non vadano molto di moda). Il primo impatto e' stato molto meno intenso delle aspettative. Caldo e baracche, bambini col moccolo e muezzin urlanti, taxi con il parabrezza cosi' crepato da sembrare la tana di Spiderman e mille Piaggio Ciao che pare di essere tornati agli anni ottanta, non mi hanno sorpreso piu' di tanto. 

Mi sono fermato e ho ascoltato, osservato, cercato di capire logiche di ragionamento che hanno poco a che vedere con la filosofia greca e latina. Sono stato passivo. Ed e li' che mi hanno inchiappettato. Se fossi arrivato qui con l'approccio paternalistico del missionario/cooperante europeo l'avrei evitato: avrei semplicemente detto "scaviamo un pozzo qui", "aiutiamo sti bambini", "facciamo un corso sull'HIV" e sarebbe stato tutto facile. Ma invece no: ho voluto ascoltare per aiutare, e mi sono inevitabilmente trovato inguaiato nel furioso turbinio della calma e lenta Africa dell'Ovest. Nessun problema concreto, solo la comprensione delle regole del gioco si concretizzano in una disillusione: non si puo' risolvere tutto.

Il fatto e' che io ci credo. E continuero' a crederci. Perche' ci sono mille storie che provano che l'aiuto puo' tramutarsi in sviluppo concreto se ben gestito e organizzato, se si capiscono bene le esigenze e se esiste una motivazione affinche' tale sviluppo debba accadere. Anche se si continua a uscire il sabato sera con macchine dell'UNICEF mettendo la benzina sotto la voce "field operation" nel budget. Anche se si continua a far credere alla comunita' internazionale che i progetti di sviluppo servano concretamente a qualcosa anche quando falliscono palesemente. Anche se vedi che l'ONG locale a cui hai appena finanziato un programma contro la TBC si compra un nuovo 4x4. E sono felice in questa nuova sfida...

1 comment:

  1. Che impressione rileggere le storie di Africa, di gente normale che si incontra muovendosi per villaggi o nelle strade polverose delle grandi città.

    In effetti, nel corso dei miei mesi in Camerun mi sono ritrovato diverse volte a contatto con le realtà più assurde. Tante storie, spesso travagliate, di uomini, donne e bambini provenienti da società arcaiche, dinamiche tribali - detto non in senso dispregiativo ma nella più etimologica accezione del termine.

    Ebbene, spesso fermarsi ed ascoltare queste storie fa quasi sentire importanti. Quello che ci sembra poco, può essere molto se fatto al momento giusto e alla persona giusta.

    Ma senza voler dare dei giudizi che orizzontalmente taglino la testa a molte persone o ridimensionare i drammi vissuti da questa gente, troppo spesso la fiducia accordata viene ripagata con la moneta dell'inganno: alla rima occasione torni ad essere il bianco da spennare, quello a cui fare riferimento o cercare di intimorire non appena vuoi tentare di avere qualcosa di più.

    Ma i peggiori sono senza dubbio quelli che i camerunesi chiamano i "blancs boucanés", quelli che erano diventati degli Atangana peggiori dei locali. Così ti trovi cooperanti che vendono bambini non orfani a famiglie che vogliono fare un'adozione internazionale, progetti di occupazione femminile per donne analfabete con lunghe trafile di documenti burocratici da riempire in italiano (si sa mai che in famiglia qualcuno abbia la seconda elementare...) o centri per bambini handicappati senza centri e senza bambini, ma solo con finanziamenti ministeriali che finiscono nel vuoto.

    Hai appena iniziato e almeno hai la possibilità di vivere questa esperienza sul terreno, facendo e non vedendo fare. Almeno qualcosa di buono sarà fatto se lo farai tu. Io facevo rapporti sulle porcate che puntualmente finivano nel cestino..

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