La ricerca e’ un
male? E’ una voglia che non si spegne mai. Potra’ crearci un problema? Bisogna
riempire questa vita con qualcosa. Cosa restera’ immutato, cosa diventera’ il
fulcro della nostra vita? La ricerca, soprattutto se filosofica, e’ un’arte che
complica il semplice e semplifica il nulla. La confusione pervade la nostra
mente, l’insoddisfazione si mischia all’ambizione, non si distingue piu’ quel
confine gia’ labile tra tendenza cronica al miglioramento e incapacita’ di
apprezzare il qui e ora. E’ una sorta di persecuzione, una condanna, una febbre
che alcuna medicina puo’ guarire. Diventa una droga, senza la quale non possiamo
stare bene, in quanto quelle sensazioni che essa ti fa provare sono ben lungi
comparabili alla situazione di ordinaria mediocrita’ che altrimenti si
impossesserebbe di te.
Non e’ questione
di presunzione. E’ semplicemente istinto naturale del progresso. Migliorarsi
sempre, attraverso i propri sbagli e le scelte azzeccate, i fallimenti e le
gioie. Ma per arrivare dove? Questo non e’ dato a sapersi, non ricade
nell’ambito dello scibile per il piccolo essere umano incompleto. O forse e’
meglio non saperlo, altrimenti pochi avrebbero voglia di investirci energie e
riflessioni. Qualcuno pensa al paradiso, la vita eterna, la reincarnazione.
Ognuno trova la sua giustificazione per continuare a comporre il proprio
percorso tassello dopo tassello. Attenzione, mica stiamo facendo il solito
pippone su ”la strada e’ piu’ importante del traguardo”, stiamo solo
riconoscendo il limite umano grazie al quale siamo arrivati fin qui e non
abbiamo modo di sapere dove ci portera’. Niente giudizi di valore, niente
imperativi categorici.
Arriviamo all’accettazione
di un bisogno innato: “Nasce un irrefrenabile desiderio di conquista, per
sentirsi ancora in gioco, per avere stimoli e vibrazioni nuove ogni giorno”. Desiderio che porta con se’ una dose d’insoddisfazione
difficilmente quantificabile. Desiderio che, a volte, ci impedisce di vivere
appieno i sentimenti. Desiderio forse masochista. Non sarebbe bello non ci
facessimo piu’ del male? Certo, con una buona dose di asettica razionalita’.
Alla fine la vita e’ una, perche’ ce la dobbiamo complicare piu’ del dovuto?
Vero, non ne vale la pena. Meglio vivere in una logica di carpe diem che col
procedere ci fara’ precipitare in un oblio di pochezza e perdita di senso. O
forse e’ meglio di no, e’ meglio, nell’eterno processo di miglioramento di se
stessi che forse non arrivera’ mai alla fine, provare ad assaporare e vivere le
gioie e dolori di quotidiane sfide e assurde normalita’.
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