Wednesday, December 9, 2015

México DF, ovvero ti prendo e ti porto via!


Torni a L'Avana, te ne rendi conto per la puzza di petrolio onnipresente, esalata a suon di colpi di tosse da motori malati che, più di una bronchite, sembrano avere una qualche sorta di malattia terminale così impietosa da farti passare, quasi sadicamente, infiniti giorni d'agonia. Sei appena rientrato dal mostro, ovvero quella gettata di cemento e pietra di 1495 kilometri quadrati che ha ricoperto il lago di Texoco, chiamata dagli aztechi Tecnochlilan, altrimenti conosciuta come Città del Messico, per gli amici semplicemente DF (de-efe), una sillaba a dimostrazione dell'impossibilita di definire in maniera soddisfacente una realtà popolata da 24 milioni di abitanti (più di un terzo di tutta Italia).

DF è il caos organizzato, il contrasto normalizzato. È una realtà macista dove per proteggere le donne le si riserva vagoni nella metro. È la società iper gentile dove dopo una certa ti scassi le palle di parlare con l'autista dell'Uber che vuole farti sentire a tuo agio. È la citta dove, visto il traffico infinito nonostante le frequenti sei corsie a disposizione, l'autista del taxi alla fine diventa il tuo migliore amico. È un fuoco di colori, odori, emozioni ad ogni angolo della strada, ogni bancarella di tacos, ogni passaggio pedonale. In una domenica qualsiasi per il centro, in attesa di attraversare una strada c'è più gente che la domenica a messa in un paesino di campagna in Italia.

Ebbri di mezcal, vagabondi e gente in giacca e cravatta si mischiano nelle congestionate fermate delle metro. Venditori ambulanti fanno a gara per chi urla più forte per proporti rimedi infallibili per la tosse, auricolari di qualità inimmaginabili e memorie usb da 32gb a 3 dollari il paio (maledetto io che gli ho pure creduto). Cibi dai mille sapori, arricchiti dall'infinita varietà di salse piccanti a disposizione, vengo accompagnati da tristi lattine di Cola. I marciapiedi febbricitanti di persone in coloratissimi costumi tradizionali delle civiltà per ispaniche, passano sotto immensi manifesti del HSBC, Intimissimi e birra Corona.

Eppure in questo marasma la vita non si ferma, the show must go on, il capitalismo gringo vigila sulla città. Un poliziotto con giubbotto antriproiettile e mitra davanti ogni supermercato, banca o orologeria. Grandi livelli di ineguaglianza, di crimine e di corruzione si palpano, si sentono, si vedono. Il gran potenziale economico della città è palesemente confermato dai grattaceli che sorgono come funghi. Messico DF, cazzo. Una città fantastica, che ti prende, ti schiaffeggia e ti emoziona così tanto che quando ne esci resti un po' scombussolato, come se, d'un tratto, solo per non appartenere più a quel bailamme generale, non stessi più vivendo...

Tuesday, September 15, 2015

Sesso e' dominio? o "L'animalesco approccio di un uomo arrapato"

Scendo dall’almendron, e prendo calle 26 nel Vedado, dirigendomi verso casa. Il non piu’ giovane, quello dall’eta’ indefinibile, dai lineamenti marcati, dall’aspetto ebbro, che indipendentemente dall’ora del giorno e’ sudicio, seduto su una sedia traballante e tiene in mano un tetrapak di apparente succo, succo un po’ alcolico dal fetore che gli aleggia attorno, si, aleggia attorno a lui, al non ancora vecchio, che scandisce le sue giornate sul marciapiede a ritmo di rum di pessima qualita’, non a caso chiamato metralla: lui non ci azzecca un cacchio con la storia, ma e’ parte del panorama caratterizzante la via. Se non ci fosse, ti verrebbe il dubbio di essere a L’Avana.

Salgo 26, dicevamo, avvicinandomi ad un carretto di verdure che staziona anche lui sul marciapiede, sperando di vendere le banane, manghi, avocado, cipolle e quant’altro agli ultimi lavoratori che ritornano a casa all’imbrunire. Sul lato opposto della strada, una coppia di ragazze va nella mia direzione opposta. Una, in particolare, sfoggia uno short generoso che risalta la bellezza delle sue gambe e lascia poco all’immaginazione sulla forma del suo sedere. Mi giro, seguendo la mia strada, e vedo un macho appoggiato al carretto. L’uomo in questione non grida “gelati!”, ma si sta letteralmente rimenando il suo affare, osservando la sopracitata eccitante coscia lunga.

Alza lo sguardo e, con un mugugno animalesco, chiama la sua attenzione: “Oye mami, mira pa’ ca’!”, dice, mostrandogli il profilo del suo pene che nel frattempo aveva notevolmente aumentato di dimensioni. Lei risponde con uno sguardo di sdegno, e si gira dall’altro lato. Lui, probabilmente non contento della reazione o forse eccitato dalla stessa, le grida: “Esta te la voy a meter por el culo! Me oyes? Te ma voy a meter!”. Siparietto quotidiano. Al di la’ dell’apprezzare o meno lo stile di rimorchio tipo video porno indicizzato nella categoria Rough Sex, la scena mi ha fatto riflettere alquanto. Ad un mondo dove la sessualita’ e’ ancora un grattacapo.

Abbasso il tono, per non offendere la sensibilita’ di qualcuno: il sesso e’ figo! La questione e’ che ancora non abbiamo imparato a relazionarci con esso. Per rimorchiare lui deve essere macho, senza paura, un po’ cafone. E lei deve essere provocante, sottomessa, e quasi concedersi controvoglia. E questo compromette la spontaneita’ e la bellezza intrinseca dell’atto: l’uomo cacciatore e la donna raccoglitrice. Tendenzialmente una raccoglitrice dai gusti difficili. Anche perche’ se non ha i gusti difficili e’ troia. E quindi preferisce pistacchio quando c’e’ solo banana.


L’utilizzo della violenza nell’approccio dell’uomo al sesso solo riduce la sua probabilita’ di riuscita. Il sesso piace alla donna e all’uomo, in maniere diverse, per entrambi, ma entrambi godono: a chi piace dolce, violento, erotico, rutinario, sadomaso, rapido, strano, frequente, lento, raro, fetido, tranquillo, pulito, avvincente, e in mille altre maniere. Che sia uomo o donna. Eterosessuale, omosessuale, transessuale, qualsiasi categoria. Metterla sul piano dell’animalesca soggezione puo’ piacere, ma non a tutti: non e’ l’elisir del godimento. Uomo meno violento e donna meno remissiva puo' stimolare una relazione piu’ paritaria e, dunque, a mio modesto avviso, sesso piu’ libero. Dove si fa’ di tutto per il gusto dell’atto e non per il gusto di dominare fuori delle lenzuola (o lavatrice, o tavolo, o divano, o macchina... che sia).

Monday, July 13, 2015

Una lurida notte avanera


L’effervescenza della Rampa si propaga nelle strade deserte tra San Lazaro e Infanta. Parcheggiamo a due isolati dal Malecon nel suo momento di più intensa fioritura, un afoso sabato notte di luglio in cui bianchi, bottiglie di rum, vecchi, chitarre, neri, mulatti, tamburelli, pop-corn, giovani, caramelle, bambini, caffelatte, cioccolata, lardo di maiale fritto e altre bottiglie di rum si danno appuntamento su questo muro che altro non è che il palco di un teatro la cui scenografia è un misterioso mare blu notte guarnito di bianco schiuma. Non si annovera tra le opzioni restare in casa davanti un ventilatore di fabbricazione cinese che continua a muovere aria pesante. Per la gran parte degli avaneri, le case sono oppressive, agonizzanti, cuartuchos divididos en cuartuchos divididos a su vez en cuartuchos que, en alguna ocasión, hace mucho, muchísimo tiempo, debieron de constituir un palacio. Pero eso es historia (Estevez, Inventario Secreto de La Habana).

Wednesday, April 1, 2015

Boom: emozione!

Un giorno esplode l’emozione. Pa’raba raba baba, direbbe Battisti. Lai la la la la la la’, direbbe Vasco. Sei li solo, davanti ad uno schermo di computer che ti vomita informazioni che non riesci piu’ a processare. E’ tardo pomeriggio e la tua capacita’ di concentrazione, normalmente inferiore ai 10 minuti, e’ gia’ nel cassetto pronta per essere risvegliata l’indomani dalle amabili 35 email che ti aspettano al tuo arrivo alle 8 di mattina, piccola sorpresa giornaliera della sede europea che stara’ gia’ lavorando da 6 ore quando sfiorerai il tasto ON del tuo Dell super lento - ma non c’e’ da lamentarsi, con l’embargo e’ gia’ tanto se avete un computer con Windows a testa e una connessione satellitare da 2 Mb per 70 persone.